31.5.11

Crepuscolo

crepuscolo gozzano amore illustrazione ballarini

C'è l'ora del giorno a quest'ora, sono le 21.13 proprio ora, in cui la luce è rimasta in cielo, ma in realtà se n'è andata.
Questa è la luce che ricorre sempre, sempre, nei miei sogni. Non è giorno e non è notte, non è alba ne' tramonto. Tutto quando dormo avviene all'ombra di questa luce. Come in un passaggio, in un ponte da un punto all'altro.

La luce del crepuscolo ha la luce della nostalgia del presente, e ha pure l'ombra della nostalgia del presente.
Porta la malinconia della felicità che riconosci ma non raggiungi ancora, e della felicità avuta per cui aspetti il nuovo giorno per riaverla, ma non sai mica se riverrà.

È la luce rimasta, dentro cui speri che qualcuno la riaccenda.

Quella che sembra aspetti la notte per impedirti di pensarla.
Quella che però non chiudi gli occhi fino alla fine, nella speranza che ritorni indietro e si accenda sempre più.


Ora ho il peso della luce che è rimasta in cielo, ma in realtà non c'è perché sta lì dietro la collina, e aspetta un amo(r) che cali la lenza e ripeschi il sole là dietro.


Socchiusi gli occhi, sto
supino nel trifoglio,
e vedo un quadrifoglio
che non raccoglierò [...]



Sono le 21.41,  ho aspettato, notte fu.




27.5.11

La voce a te dovuta

francesca ballarini illustra Salinas


[I]
Tu vivi sempre nei tuoi atti,
con la punta delle dita
sfiori il mondo, gli strappi
aurore, trionfi, colori,
allegrie: è la tua musica.
La vita è ciò che tu suoni.

Dai tuoi occhi solamente
emana la luce che guida
i tuoi passi. Cammini
fra ciò che vedi. Soltanto. [...]

E mai ti sei sbagliata,
solo una volta, una notte
che t'invaghisti di un'ombra
- l'unica che ti è piaciuta -.
Un'ombra pareva.
E volesti abbracciarla.
Ed ero io.


[IV]
E ancora attendo la tua voce:
giù per i telescopi, da una stella
attraverso specchi e gallerie di anni bisestili
può venire. Non so da dove.
Dal prodigio, sempre.
Perché se tu mi chiami
sarà da un miracolo,
ignoto, senza vederlo.


[VIII]
E improvvisa, inattesa,
fortuita, l'allegria.
Da sola, perché volle, è venuta. [...]
Così dono a sorpresa,
che non posso credere che sia per me.
Mi guardo intorno, cerco.
Di chi sarà? [...]
Ma non importa, ormai.
Sta con me, mi trascina.
Mi sradica dal dubbio.
Sorride, possibile.


[XII]
Non ho bisogno di tempo
per sapere come sei:
conoscersi è luce improvvisa.
Chi ti potrà conoscere là dove taci
o nelle ore in cui tu taci?
Chi ti cerchi nella vita
che stai vivendo, non sa
di te che allusioni,
pretesti in cui ti nascondi. [...] Io no.
Ti ho conosciuto nella tempesta.
Ti ho conosciuto, improvvisa,
in quello squarcio brutale
di tenebra e luce,
dove si rivela il fondo
che sfugge al giorno e alla notte.
Ti ho visto, mi hai visto ed ora [...]
sei così anticamente mia
da tanto tempo ti conosco
che nel tuo amore chiudo gli occhi
e procedo senza errare,
alla cieca, senza chiedere nulla
a quella luce lenta e sicura...


[XX]
I giorni ed i baci
sono in errore:
non hanno termine dove dicono.
Ma per amare dobbiamo
imbarcarci su tutti
i progetti che passano,
senza chiedere nulla,
pieni, pieni di fede
nell'errore
di ieri, di oggi, di domani,
che non può mancare.


[XXI]
Che allegria, vivere
e sentirsi vissuto.
Arrendersi alla grande certezza, oscuramente,
che un altro essere, fuori di me,
molto lontano, mi sta vivendo. [...]
E quando mi parlerà
di un cielo scuro, di un paesaggio bianco,
ricorderò stelle che non ho visto, che lei guardava,
e neve che nevicava nel suo cielo...


[LIX]
Aspetto, passano i treni, il caso, gli sguardi.
Ma io non voglio i cieli nuovi.
Voglio stare dove sono già stato.
Con te, tornare. Quale immensa novità tornare ancora,
ripetere, mai uguale, quello stupore infinito!
E finché tu non verrai, io rimarrò alle soglie
dei voli, dei sogni, delle scie.
Immobile.


[LXX]
Le senti come chiedono realtà
scarmigliate, feroci,
le ombre che forgiammo insieme
in questo immenso letto di distanze?
Stanche ormai di infinito, di tempo
senza misura, di anonimato,
ferite da una grande nostalgia di materia,
chiedono limiti, giorni, nomi.
Non possono vivere più così: sono alle soglie
della morte delle ombre, che è il nulla.
Accorri, vieni, con me.
Insieme cercheremo per loro
un colore, una data, un petto, un sole.
Che riposino in te, sii tu la loro carne.
Si placherà la loro enorme ansia errante,
mentre noi le stringiamo avidamente
fra i nostri corpi,
dove potranno trovare nutrimento e riposo.
Si assopiranno infine nel nostro sonno
abbracciato, abbracciante. E così,
quando ci separeremo, nutrendoci
solo di ombre, fra lontananze,
esse
avranno ormai ricordi,
avranno un passato di carne ed ossa,
il tempo vissuto dentro di noi.
E il loro tormentato sonno
di ombre sarà, di nuovo, il ritorno
alla corporeità mortale e rosa
dove l'amore inventa il suo infinito.


(La voce a te dovuta - P. Salinas)






*

24.5.11

Nina Cambiavolto

Oggi Nina cambia volto. Nessuna ricorrenza, nessun motivo particolare.
Un tratto di tempo che è arrivato a farsi sentire, prima che lei stessa se ne rendesse conto.


Forse era stanca di star lì a braccia alzate da sola. Ha fatto un giro e s'è trovata su una nin-fea, ha incontrato un cigno e adesso sono in due lì a ciacolare. Si sta meglio sul river.

Era un disegno di tempo e tempo fa, di quelli rimasti sottovoce, quando Nina era piccolina, ma che io ho forte vicino al cuore per come conosco sempre meglio quella sensazione lì scritta, "Vero oppure No". 

Per cui lo riprendo, e da nascosto che era ne faccio specchio.


"Non sono una fata nè vivo su una ninfea, non ho ali, e non sono così leggera da non sprofondare 
nell'acqua del fiume. Di sicuro però, tu sei quel cigno, che mi fa sembrare che tutto questo sia vero."



Ed è buffo perché, vedi, sto ancora con le braccia alzate, ma ora le rivolgo a chi voglio.




16.5.11

Brillantina

gianni rodari fiori illustrazione francesca ballarini

Se invece dei capelli sulla testa
ci spuntassero i fiori, sai che festa?
Si potrebbe capire a prima vista
chi ha il cuore buono, chi ha la mente trista.
Il tale ha in fronte un bel ciuffo di rose:
non può certo pensare a brutte cose.
Quell’altro poveraccio, è d’umor nero:
gli crescono le viole del pensiero.
E quello con le ortiche spettinate?
Deve avere le idee disordinate,
e invano ogni mattina
spreca un vasetto o due di brillantina.


(Teste fiorite, Gianni Rodari)



*

9.5.11

Sfilata

sartoria nascondino moda sfilata illustrazione

Se ti capita di passeggiare per la città di Nina (Ninopoli, ndr) non credere di passare inosservato.

Se giochi a cache-cache con te stesso, qualcosa sarà sicuramente svelato. T'impigli il filo del vestito et voilà, il nascondino prima o poi finisce: "Tana libera me!"

Ché tante cose tenute dentro fanno male, infangano il cuore. E sfilarsi c'est pas mal, Nina assicura.
D'altronde ha scelto lei di costruire la sua città così, svelante, specchiante, per se stessa innanzitutto, e pensa che in generale sia un buon modo.

"Ringrazierai le tue scarpe, che t'hanno portato fin lì" dice Nina, oggi così saggia e dispettosa.


Sit me down,
shut me up,
I'll calm down,
and I'll get along with you





*

4.5.11

Il Sarto


illustrazione sartoria fashion moda psicologia
A volte mi pare di crescere e non avere l'abito adatto a contenermi.
Succede che si scuce qualcosa, esco fuori dai bordi, dagli orli, dalle maniche. Mi lacero un lembo della camicia, la cima di un calzino, si lima il ginocchio.
Strap.

Poi mi ricucio da me, con ago e filo.
Ci vuole tempo per farlo, e contorsioni notevoli, soprattutto se lo strappo è su estremità mai affrontate prima, e quelle son difficili.
A volte è la Natura ad addolcire la guarigione (per esempio, io mi ricucio con calma se sto seduta su una panchina sotto tanti alberi), a volte è una musica (e allora la cucitura diventa più un ricamo), e a volte è la mia di forza, evviva!, che si risveglia di soprassalto da un sogno notturno e mi dice suvvia, tutto passa, sì pure quel filo multicolore con cui vuoi ricucire il bottone!
E mi ricucio. E il vestito si adatta.

In quei momenti di vulnerabilità-da-pelle-nuda però tanto vorrei, così tanto, che esistesse un Sarto tutto per me. Uno che ti conosce meglio di quel che ti conosci tu, che ogni tanto ti rompi di fronte a cose.

Uno che sa che sgualcirai il vestito, e sì, te lo lascia sgualcire. Ma che poi te lo ricuce nel modo giusto, ci pensa lui a placare l'animo, a spiegarti che succede, ché l'abito che verrà fuori sarà quello che sempre più ti assomiglierà, dove riconoscerai le linee d'espressione tue, della tua memoria.
"Guarda, sei sempre più bella, sei sempre più tu."

Sarebbe fantastico no? E molto più semplice e rassicurante di una mano tremula come la mia, perché a volte mi pungo e magari, dico, faccio pure peggio a tutto questo scampolo di stoffa.


Ecco, il mio Sarto sarebbe come me. Non troppo alto, della mia età. Capelli scuri, occhi pure scuri, mani piccole e affusolate. Avrebbe le fossette e un neo sulla guancia sinistra. Probabilmente sarebbe una donna. Una matita a sostenere i capelli e un piccolo metro che circonda la vita.

"L'importante è avere un buono specchio di fronte, Nina."



*

1.5.11

la tua mano

illustrazione amore ballarini ombrello cortazar idea mano


Guarda non chiedo molto,
solamente la tua mano, tenerla
come una piccola rana che così dorme contenta.

[...]

io la tesso nell’aria, ordendo ogni dito
e la pesca setosa della palma
e il dorso, questo paese d’alberi azzurri.
Così la prendo e la sostengo, come
se da ciò dipendesse
moltissimo del mondo,
il succedersi delle stagioni,
il canto dei galli, l’amore degli uomini.


(J. Cortazar)


*


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