31.5.10

Da A


"Vivere pienamente, verso l'esterno come verso l'interno,
non sacrificare nulla della realtà esterna a beneficio di quell'interna, e viceversa. Considera tutto ciò come un bel compito per te stessa." (Etty Hillesum)


È passato qualche giorno e ho tenuto fermo quel pensiero creato in un breve intenso tragitto, cercando di non farlo volar via al primo vento borseggiatore, che ora soffia pure forte, ma io mi son rintanata in casa. È nella borsa sulla spalla di Nina, lassù.

Era uno di quei momenti in cui pensi che è tutto molto difficile - anche se sarebbe tutto molto facile - e ti ci svegli col compito che devi affrontare questa cosa. E ritorni pure bambina, bambina quando ti senti impotente di fronte alle cose dei grandi, ma pensi di avere la verità tu, la risposta che faccia in modo che le cose scorrano nel verso giusto, un fiume che naviga barchette e solo sassi e ninfee da aggirare, solo che ancora non sai come esprimerlo.
Mi sentivo le gambe deboli, io che ho sempre creduto di averle forti, esili ma forti. E guidavo contando i minuti per arrivare.
E allora ho pensato che per arrivare forti bisognava pensare alle cose belle, non quelle che ti fanno rabbia, non il lato scuro, non il lato che non capisci, ma quello che sai ben comprendere, nel senso di abbracciare. Che non diventa mai nebbia, nè castellodisabbia, che magari ha la consistenza di un sogno, ma è reale, e che tutti forse capirebbero, se.
Amor vincit omnia, fosse anche un angelo dalle alucce nere e dal riso beffardo, che deride le debolezze umane. Perché basta poco.

Allora ho pensato alle sue mani, le mani di donna più belle, ho pensato a quello che disegno, perché viene dal suo disegno che guardavo appoggiata al tavolino, con nove anni di meno, mentre con tutta me stessa speravo di diventar grande e alta e bella e disegnare come lei; ho pensato a quelle guance che quando ride le si alzano come quelle di un bambino, due pappole che non diventano rosse, me sferette lucide di pelle dorata, che ti fanno ridere il cuore.
E mi son ritrovata in un miscuglio di memoria forte, invincibile, e sì, a non sentire le mie gambe, ma a sorridere mentre guidavo fin là, racimolando energie.

Poi sono arrivata, l'ho abbracciata, ho sentito il suo vitino di vespa, la maglietta di Mirò, e ho ritrovato lei e le mie gambette da ragazza grande.



27.5.10

Atterra






Avrei voluto baciarti
con la forza del vento
urlarti che t'amo

con un filo di voce
ti salutai
come si saluta il panettiere.






24.5.10

Bulbe à fleurs



Ho scoperto - vivaddio, era pure ora - che amo questa storia dei bulbi.
Che le compri a peso o a numero tutte 'ste pallottole terrose, che sembrano piccole grandi giganti cipolle.
È successo ad Herbaria, Abbadia di Fiastra, proprio ieri - mentre cercavo un pensiero da portare a casa. Tra tè, saponette, mieli, abiti biodinamici, spezie esotiche, oli essenziali, cappelli di paglia su misura, scarpe fai-da-te, bachi da seta (sì, pure i bachi), Nina invece, Nina dico, alla fine sceglie le pallottole di terra, che magari le trovi pure in qualsiasi vivaio che si rispetti, ma quella miriade di generi e di colori immaginati, a lei cha ama inventari d'ogni tipo, l'ha lasciata senza parole.
E ha cominciato, suo solito, a pensarci su.

Ho portato un sacco di bulbi a mia madre, letteralmente, dentro un sacchetto di plastica, perché il punto è che non serviva altro.
Perché i bulbi - mi son detta - son l'incarnazione botanica dell'attesa. Saggia, paziente.

Come dice Etty Hillesum nel suo Diario (grazie a.o., grazie papavero),
"(...) io so bene che l'assoluto non esiste, che ogni cosa è relativa e infinitamente sfumata e in perpetuo movimento, e proprio per questo così interessante e seducente ma anche così dolorosa."

Non ho detto quali fiori nasceranno, solo come piantarli e quando spunteranno a colorare l'orto sotto casa. Ora sono solo cipolle sporche di terra.

Cipolle sporche di terra. Facci arrivare la pioggia. Dagli tempo. Curale.





C'è del genio
nella proporzione aurea delle piante che crescono,
e dei pensieri che si evolvono.


20.5.10

Nina Vagante




In fondo al mare
canta una sirena
tutta la notte canta
e canta piano
per chi la vuol sentir
si sente appena
in fondo al mare
canta una sirena

e in mezzo al mare va
una barca scura
che ha perso il vento
perso alla sua vela
e chi la sta a aspettar
l’aspetta ancora
in mezzo al mare va
una barca scura

e in fondo al mare
in fondo al mar profondo
ci lascio il canto mio
che non consola
per chi è partito
e si è perduto al mondo
in fondo al mare
in fondo al mar profondo.

(Gianmaria Testa)




[La mia barca è una noce, le mie vele tre foglie, il mio mare il mare]




17.5.10

Memo


Disse il gabbianello a Nina.

"Grazie al cielo", disse Nina, "tu sei qui".


10.5.10

Rincuorami


“Fu la mia porzione quella donna venuta fino a me. Edificammo contentezze, lenticchie di una festa minore ma continua. Fu la mia porzione e non l’ho custodita. È stata poco con me, una breve durata nel corso della vita, però è venuta. […] Essere al mondo, per quello che ho potuto capire, è quando ti è affidata una persona e tu ne sei responsabile e allo stesso tempo tu sei affidato a quella persona ed essa è responsabile per te. Sette anni non furono pochi. Anche se fossero stati la metà o la metà ancora, non sarebbe stato poco. Non ci si può lamentare della brevità, non è giusto, ma della lunghezza sì. Ho avuto imbarazzo a vivere ancora.”

(Erri De Luca - Non ora, non qui)


Penso, l'ascolto, scorgo il monito, c'è la mia paura dentro.

Rincuorami vuol dire infondimi nuovo coraggio.




4.5.10

Goldwater



Tu pensa che bello se

Io ci penso sempre



2.5.10

TOC TOC






Uno si recò alla porta dell’amata e bussò. Una voce rispose: "Chi è là?". Egli rispose: "Sono io". La voce disse: "Non c’è posto per Me e per Te". La porta restò chiusa. Dopo un anno di solitudine e privazioni egli tornò e bussò. Una voce da dentro chiese: "Chi è là?". L’uomo disse: "Sei tu".
La porta si aprì per lui.



(Maulānā Gialāl al-Dīn Rūmī)



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