30.12.09

Appena ti muovi



"La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me. Corde e arpe, timballi e tamburi. Mi conosco come una sinfonia". Diceva lui.


Alla fine, del mese, dell'anno - e dicembre sente che non è ancora finito - Nina ha trovato lo strumento che è.



Ama il violino e ama sentirlo suonare da chi ama.

Ama il flauto traverso perchè il suo suono è come uno zampillo di acqua fresca per le strade che ha attraversato fin da piccola.

Ama il piano perchè un tempo lo sapeva suonare bene.



Ma lei non è violino, non è flauto, non è piano.



Nina è un idiofono a scuotimento, "il cui suono è prodotto con la vibrazione del corpo stesso".




Che lo scuoti e scorrono dentro i suoni delle gocce che rimbalzano, sono conchiglie nostre trovate e raccolte e frantumate, dei sassolini fatti rimbalzare a filo del fiume, uno scroscio d'anima che passa dentro il corpo stesso e lo fa vibrare come una corda come un soffio come foglie in turbinìo.
Che lo muovi e senti suonare la pioggia.

Tra tutti il più prezioso.


Perché qualsiasi tempo c'è fuori, e dentro, noi la pioggia la facciamo suonare appena ci muoviamo.




23.12.09

Nina al fiume




IL SIGNORE DI FRONTE
Era un signore seduto di fronte a una signora seduta di fronte a lui.
Alla loro destra/sinistra c'era una finestra, alla loro sinistra/destra c'era una porta.
Non c'erano specchi, eppure in quella stanza, profondamente, ci si specchiava.


IL SIGNORE NEL CUORE
Le era entrato nel cuore.
Passando dalla strada degli occhi e delle orecchie
le era entrato nel cuore.
E lì cosa faceva?
Stava.
Abitava il suo cuore come una casa.


IL SIGNORE SOGNATO
Splendidissima era la vita accanto a lui sognata.
Nel sogno tra tutte prediletta la chiamava.
E nella realtà?
La realtà non c'era, era abdicata.
Splendidissima regnava la vita immaginata.


IL SIGNORE ANDATO VIA
Era un signore andato via.
A lei qui rimasta tantissimo mancava.
La traccia da lui lasciata segnava ovunque
intorno a lei l'aria.
Come un quadro spostato
per sempre segna la parete.


IL SIGNORE INTOCCABILE
Nei sogni baciabilissimo
intoccabile come un filo scoperto nella realtà
era quel signore.
Allora come fare?
Bastava confondere un poco sogno e realtà
cancellare con una bianca gomma
l'inutile linea di confine.


(Poesie di Vivian Lamarque)




17.12.09

15.12.09

Ali di carta




Mi preparo per Roma, per un giorno, e pioverà.


Che la leggerezza si posi sul nostro braccio e ci faccia suonare cantare ballare come dervisci di gioia, di realtà, sempre.



11.12.09

Mani di latte



Ci ho messo un pò per trovare il tempo giusto e scrivere della giornata-mostra al Caseificio.
Ora tutti sono al loro non-posto: il gatto che russa sulla poltrona, il sole delle ore 13 che illumina il parco fuori ormai spogliato, il ticchettìo della pendola, il rumore di qualche sparuta macchina che torna a casa per pranzo.
Gli oggetti sembrano ascoltare e partecipare, come sempre. Sono un'animista, è accertato.


La Festa al Caseificio è stata bella. Davvero una festa nel vero senso della parola. Non era una sagra, pur nella rusticità, non era un "evento" (come va di moda dire), pur nell'istituzionalità: era un covo di energie diverse.
Energia di Giulia - la Signora (ragazza) del Caseificio Piandelmedico - l'artefice di tutto, dai formaggi inventati al luogo di terra che 5 anni fa ha voluto costruire, fin ad oggi con l'idea di un compleanno dell'azienda festoso da arricchire con mostra fotografica, presentazione di libri, musica country, risotti al formaggio lì ricreati dagli Chef Cuochi di Marca (i figli, anzi), e la mozzarella di bufala meravigliosa, fatta da lei stessa, davanti a tutti, nel calderone di legno, bollente, che ci metti le mani dentro e diventano di latte.


Esperienza unica un morso di mozzarella bollente appena fatta, una delle cose più buone che io abbia mia assaggiato. Perché è la condizione in cui lo fai, il perchè, e la potenza dell'energia di cui prima, che illumina davvero tutto.
Quando una persona ama ciò che fa, brilla, brilla davvero. Giulia è esempio di questo.
Alle 7 di sera quando tutto cominciava a sbollire, e chi seduto riflessivo (?) su una panca, chi assaggiava l'ultimo spumante, chi raccattava i propri mestoli o libri o pentole o fotografie, lei era ancora lì con le sue galosce bianche a ritmar a colpo di taccoepunta di gomma la chitarrina dello spilungone musicista della country-band. E poi c'eravamo noi a ballicchiare, e la guardavamo ammirati e compiaciuti.


Per la mia mini-mostra fotografica io davvero non sapevo cosa aspettarmi, dato che la stampa è avvenuta in poco tempo e con poca praticità ad assistermi, ché quella, come qualcuno sa, la devo rafforzare come un muscolo. Ma devo dire che sono soddisfatta, Nina è stata brava!

Alla fine le fotografie hanno trovato il loro giusto posto e mi sentivo forte e gioiosa, e chi è passato di lì si è complimentato, si è chiesto, si è soffermato sul tartufo/mora, ha creato attenzione.
La scelta, fatta in fretta, ma che in poco spazio e in poco tempo doveva soffermare le persone che erano lì solo per degustare, era di non mettere belle fotografie singole e basta. Era di creare sinergia tra tutte, come se fossero un unico di parti che non possono sussistere senza le altre. Che fosse anche specchio di quello che succedeva lì fuori in caseificio, i campi, le stalle, le bufale, le persone, il formaggio, il gusto.

"Dalle Terra alle Mani", così si chiama.

Sono nati allora 4 pannelli 70 x 55 cm, applicati su forex (anche da arredamento devo dire niente male). La delegazione "politica" che è passata di lì ha chiesto il biglietto da visita, ora vediamo se e cosa accadrà. Domani mattina sarò di nuovo in tour con la mia collection al Teatro delle Muse di Ancona per l'evento "Tipicità", di nuovo seguendo Giulia e i suoi formaggi di bufala, che puzzano, ma puzzano di terra e di buono.
Puzzare di buono.


E quelle energie di cui parlavo, che erano diverse, come quelle niniche che si aggiravano e mi sostenevano in una luuunga giornata da expo sui generis (pannelli appesi su grata sostenuta da cannucciaia, su pavimento facilmente imbrattato di fango e qualcos'altro di non tanto sconosciuto..) hanno raggiunto l'apice quando una gentil donna dal cappotto viola ricamato, si è avvicinata e mi ha chiamato.

"Francesca?"
"mmm ..si?"
...

PANICO!

Sì perchè, come dicevo, quando mi trovo davanti a un "regalo" grande e a sorpresa, rimango senza parole. Divento proprio ridicola eh, tipo dislessica/afasica, e Carla ha avuto il meraviglioso dono di vedere oltre questi imbarazzi (spero).
E' la prima volta che mi capita di vedere dal vivo, abbracciare una persona che così bene mi conosce sulla rete e di cui mai ho incrociato gli occhi. Per cui mi sentivo anche svelata, spogliata, e non era davvero niente male tutto questo.
Lei era lì, con un pacchetto per me che profumava di arancio (una pioggia di polvere d'arancio preziosa più dell'oro!), e il suo sguardo fenomenale. Di fronte ai pannelli fotografici in un battibaleno e con una nonchalance da Argan dei giorni nostri & nineschi, riconosceva ogni fotografia che io avevo postato qui, nei miei 200 post, e dove e perché e come! Dalla tavola imbandita londinese, a quelle mani di madre che abbracciano il pane.

E ovviamente ha riconosciuto il fioraio a testa in giù che mi scriveva sulla sabbia, lì presente (e che lei, marchigiana, vanta di avere sulle Pagine Bianche di quest'anno).

Insomma, occhi sgranati e bocca spalancata, che la mia memoria già parecchio ammirata e pure quella di Nino, lei sembrava superarla di gran lena!

Immensa felicità quindi. Di trovarsi, di riconoscersi e di riconoscere.

Davvero prezioso.


La festa per cui è stata la mia, è stato il cerchio di energia e gli incontri fatti ad aver costruito una giornata così luminosa, in cui tutto era al posto giusto.




Penso però che la mia prima-vera-mostra, sarà quella che farò con ciò che più amo e più e mio, con i miei di-segni, e che sappia di note basse e blu e di pioggia e di suoni di violino, e di quello che, grazie Marilì, fa breccia nell'animo.
E ci sarete voi che ogni giorno mi fate sentire, e mi date prova, che davvero accade.







5.12.09

Dove ha origine la pioggia






Questi giorni sembro assente, ma in realtà vago, viaggio e vi leggo.
E' in preparazione una mostra fotografica in Caseificio, in realtà la mia prima vera mostra fotografica, per cui sono parecchio emozionata, e pure ridarella!, perché mi fa strano sia il luogo che la situazione tra le bufale e stracchini. Ma ci tuffiamo.

C'è stato il disgelo dopo un compleanno lieve, con delle luci arrivate a casa, inaspettate: nella credenza uno scrigno bianco di nome Pellegrino Artusi, nel petto una foglia luccicante che mi illumina il cor, e dolci pensieri di persone che sono reali, anche se le vediamo solo e sempre sottoforma di parole scritte e immagini da uno schermo luminoso. Ma esistono davvero.

La realtà è davvero la cosa più bella quando si sogna tanto.


Un regalo è stato il libro su Tina Modotti, romanzo biografico. Ma non son qui a parlare di questo perché non l'ho nemmeno iniziato. Proprio quando lo cercavo per leggerlo, infatti, mi era stato già rubacchiato e veniva spaginato da altre mani care, qualche stanza più in là.

In sua assenza allora mi sono volta alla vecchia biblioteca, dei libri letti passati preferiti; alcuni di essi, di cui ormai vedo il dorso da anni, stan lì un pò come quadri, e tu abituata alla loro presenza. Fan parte del tuo ambiente, e pur avendoli amati arrivi a non prenderli per molto tempo.

Fatto sta che quella sera ne ho preso uno speciale, così, casualmente si dice, ma non ne sono poi così sicura.
Un libro che comprai in Francia, quando ero a Bordeaux, circa 3 anni fa. Speciale perché in francese, ma di autrice italiana, ed è un romanzo per "giovani lettori", un pò come era il Battello a Vapore, alla mia età.

Appassionata di illustrazioni e libri per bambini e storie e racconti, ero capitata alla libreria nel giorno in cui l'autrice stessa presentava il libro e una bravissima ragazzina dai capelli rossi ne recitava alcuni tratti. L'autrice Beatrice Masini, e il libro "Si c'est une petite fille".

Allora, mentre imparavo meglio il francese, lo lessi con facilità e con grande piacere, e m'illuminai di versi frasi pensieri, e ricordo che mi stupiva che fossero così "da grandi".
E' la storia di una mamma che se ne va troppo presto, e "dal cielo" parla alla figlia, che a sua volta racconta. Una specie di diario a due. Commovente e toccante, senza retorica.

Insomma, sfogliandolo l'altra notte ho ritrovato i segni di matita che feci allora su alcuni passaggi, davvero belli, e non so perché rileggerli in francese mi faceva sentire ancora più pungente l'emozione.
Come se ritornassi là e capissi il perché di alcune mie scelte.
Un pò le avevo "dimenticate". Un pò come i dorsi di libro che ci guardano da tempo dalla libreria.
Incredibile come tutto si racchiuda a volte, no?

Tra le tante tracce di matita che avevo lasciato, una sottolineava un passaggio che avevo scordato che fu lì la prima volta in cui lo lessi. E' la donna che racconta del sogno che aveva da giovane, e che ora immagina per sua figlia sulla terra.
L'origine di un pensiero forte, che costruisce me ancora adesso. E che un pò mi ha portato a creare un immaginario che spiega cuore e pensieri miei miei, davvero miei.


"Je rêvais déjà d'un homme parfait: une personne loufoque, quelqu'un qui t'emmène courir sous la pluie pour sentir la bonne odeur de la terre, quelqu'un comme cela".



Io l'avevo scritto qui, un anno fa, in questo vecchio post: e non è come lì scrivevo, non è nel tempo di bimba-ninetta che lessi quella frase.
Solo che evidentemente, da piccola, esisteva una sensazione simile che avevo sognato, o pensato che fosse molto bella, che dovesse essere così. Nell'ingenuità e nella non-coscienza di tante cose ovvio. Ma un pò di coscienza, di armonia d'assortimento, di desiderio di futuro ce l'abbiamo presto secondo me.
E la mia memoria aveva amalgamato tutto quanto, trovandomi finalmente di fronte a quella frase, così chiara e fisica e pura, e il cerchio si è chiuso.

Felice di aver ritrovato proprio ora, in questi giorni, l'origine della pioggia. Tanto lo so che si chiude sempre tutto in un'immensa O, magari la stessa O lo sa, o come me lo saprà.
"J'étais l'ange dans la dernière rangée, j'étais en dehors du cercle de la lanterne sur la porte, derrière Nini, comme un garçon qui aurait trop grandit. Mais toi dans l'obscurité tu as cherché mes yeux, tu as souri et je n'ai plus eu froid".





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