31.7.08

Acqua e Fuoco


Questo è un passo che ho sempre citato a chi sapevo avrebbe capito, e a cui ho sempre creduto. Lo riporto, non so se esatto, ma non ho con me il libro dalla copertina rossa e nera sgualcita per controllarlo.
E poi leggere tutto, il tutto che c'è prima nella storia, vedere come si arriva a questo pensiero ne aumenta la forza. Così da solo può sfiorire, ci vuole quell'acqua che lo fa giungere limpido come una corrente fin a qui. 

Fatto sta che io i miei cerini ne ho, a volte mi sembra di averne fin troppi in tasca aspettando che si mettano loro da soli in mano mia e prendano fulgidamente fuoco. 
Penso di avere più o meno sempre, o essere capace di trovare, le candele adatte; Nina è molto brava in questo, a volte esagerata tanto da rasentare l'ingenuità; può scovarle in ogni luogo in uno sguardo una pietra un suono un odore e farne un circo colorato e inchiostrato. 

Ma poi c'è Francesca che passa più tempo ad attendere di comprendere quale sia l'ossigeno che, costante, li brucerà tutti felicemente, dal primo all'ultimo. 


"Benché nasciamo con una scatola di cerini dentro di noi, non possiamo accenderli da soli; abbiamo bisogno di ossigeno e dell'aiuto di una candela.

L'ossigeno deve provenire, per esempio, dal fiato della persona amata; la candela può essere un tipo qualsiasi di cibo, di musica, di amore, di parola o di suono che faccia scattare il detonatore che è in noi.

Ogni individuo deve scoprire quali sono i detonatori che lo fanno vivere, poiché è la combustione che si produce quando uno di essi si accende a nutrire di energia l'anima.
Se non scopriamo in tempo quali sono i nostri detonatori, la scatola di cerini si inumidisce e non potremo mai più accendere un solo fiammifero".

(Come l'acqua per il cioccolato - L. Esquivel)

30.7.08

Dal mio caro amico Moreno


Mica è vero, era per non mettere il solito Chez Morenò Cedronì.
Siamo capitati lì avanti col bel telo da bagno pop e la pelle ancora da abbronzare, e alla fine, mentre prima ne snobbavamo la chiccheria, non abbiamo resistito al turchese del chiosco "clandestino" di Portonovo. Un pranzo aperitivo merendina in realtà, mini ma favoloso. 

Semplice veloce, un pò troppo chic se sei affamatissimo, ma ne vale il gusto, la sorpresa e il luogo, e quel turchese che ti riempe gli occhi e le lunghe posate da cicogna, per una ciotolina poco profonda, ma che faceva la sua figura, con un disegno a mosaico di colori come se guardassi l'insalatina di polipo contenuta dentro attraverso un vetro smerigliato.


Senti il mare, a volte basta poco.

Eppure (#2)


Anche se il senso "fisico" non è palese, questo verso mi ha sempre affascinato.
Sfogliare la luna. 
Voglio dire, cosa ne uscirebbe mai, in che sorta di linguaggio sarebbe scritto, quale alfabeto o simboli, che pagine, di che forma? fatte di carta di aria di ombre?

Sembra una cosa irraggiungibile eppure così materica.

Pronunzio il tuo nome 
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona 
più lontano che mai. 
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
T'amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo  mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?

Potessero le mie mani
sfogliare la luna!

(Garcia Lorca)

29.7.08

Come gli adesivi che si staccano



dice una canzone. 
Ho visto il mare in questi giorni, ne ho visti diversi e con diversi occhi, ho aspettato il sole ed è arrivato forte e resistente come lo desideravo, quello che sembra non lasciar dubbi sul tempo che ci sarà poco dopo, e più tardi ancora, e ancora di più. E mi sono lasciata cullare come in un infinito ben-essere di cui sapevo mi sarei dovuta sentire sazia.

Poi ho cambiato luogo e ho cambiato cielo, il mare non lo vedo più da qui e di nuovo mi assalgono quegli odori di pioggia di un sole finto come quello che c'è ora e mi chiedo guardando fuori dalla finestra quanto mai possa resistere. Forse perché è l'aria di qui, nient'affatto mediterranea, forse perché non intravedo paciose donne a bagno con i loro bei costumi neri e confortanti; forse perché a me l'aria del mare fa bene, e fa bene al mio sorriso; forse perché a me non piace essere metereopatica ma a volte pare sia così (ma è un "meteo" più interno che climatico); forse perché mi piace che lo sguardo non trovi fine all'orizzonte,  fatto sta che, come gli adesivi che si staccano, di nuovo lascio che le cose succedano. 

28.7.08


(Sto per tornare)

18.7.08

Vecchi disegni


E' un disegno vecchio, duro, ma l'ho ritrovato e l'ho salvato.

"C'è una poltrona in casa mia.
E' bella, fresca, accogliente e vecchia.
E' qui da prima di me, le porto rispetto. 
E poiché c'è sempre stata, e io no, non l'ho guardata mai a fondo.
E ora che la disegno posso dire che la conosco.
Ha tante rughe che partono dai suoi bottoni, che forse sono i suoi occhi. E quelle mille pieghe che si diramano disegnano strane reti, è come se fossero tutte la linea della vita della Mia Poltrona.
E penso a tutte le volte che mi ha accolto, un corpo che cresceva". 
(03/08/06, h:00.58)

17.7.08

Preferenze



Sala d'aspetto


Per qualche giorno non potrò scrivere, e probabilmente mi mancherà.

Nina però spero continuerà a disegnare, e a mettere da parte.

Col suo vestitino estivo intanto attenderà segni per capire qual è la porta giusta in cui entrare, o magari li creerà lei stessa, come suo solito, osservando e riflettendo sulla qualità della maniglia, sul fruscìo della porta quando si apre, sul rumore della porta quando sbatte, sul colore del legno e del vetro che la ricopre, e che permette a volte di guardarci dentro.

Francesca cercherà di non aspettare l'inserviente che si avvicina e dice "per di qua", o per lo meno nn è detto che la segua. Però ammette che a volte sarebbe molto più facile.

Entends tu (m'as dit)
(le chant du monde) à l'heure de la pluie
Quand l'aube se lève je la suis
Et quand la nuit tombe
Je tombe aussi

Je suis ici 
Je suis dedans
Je suis debut
Je ne me moquerais plus de tout

16.7.08

Mi dissocio


Volevo esprimere la mia indignazione per la povera musica di Amélie, adorata per anni e utilizzata  per animazioni di foto e miei disegni solo per commuovermi io stessa, quando ancora era "neonata", e ora inflazionata fin all'ingrigimento più di kevincostnerballacoilupivalleverde.

Voglio dire, non  è che proprio posso starmene impassibile a sentir passar per strada la macchinetta con l'altoparlante sul tettuccio, che dice, gracchiante, che stasera in piazza Monia&Omar suoneranno il ballo liscio, vitale informazione, interrotta a tratti dalle (povere) dolci note di pianoforte di Yann Tiersen, quelle gocce di pioggia che cadevano su Amélie piangente in attesa di Nino, che non arrivava mai (buffo, non m'ero accorta..c'era anche lì lo specchio tondo).

Insomma, liberate la musica di Amélie. Si spengano le casse, che non suoni più per parecchio tempo.

Gli specchi tondi


Porto alcuni esempi di Rilevazioni e rivelazioni, perchè sono una che per capire le cose ha bisogno di scriverle... E magari proprio risalendo indietro nel tempo ne trovo la causa, una per una, di quella lista di cui sotto.

Qui ero a Bordeaux, nella toilette di Madame Van Droogenbroeck, estrosa signora spagnola sposata con gnomo belga buffo e peloso. 
E insomma aveva per casa questi magnifici specchi tondi che si specchiavano l'uno sull'altro impigliati tra i merletti, trine e fiocchi di cui lei li ricopriva. 
Quante volte mi ci sono riflessa, disattenta, oppure cercando di capire se era bene che mi trovassi lì. 
Intanto c'è riflessa anche la mia vecchia e cara reflex Minolta, che proprio lassù ha esalato l'ultimo scatto.

E poi son tornata.


14.7.08

Elle est tombée


Sono caduta, come la pioggia cade su di me.

Giallo e celestepolvere nell'aria, cos'aspetta chissà, è un'aria fragile di nuovo che implode dentro nubi e sole e vento.

13.7.08

Rilevazioni e rivelazioni #1



Ho rilevato che a me piace molto fotografare:

- i riflessi sugli specchi tondi
- le ombre che si allungano sul muro di fronte
- le persiane aperte
- le persiane chiuse
- le persiane aperte a metà
- le ombre tra i tronchi degli alberi, quelli fitti fitti 
- le simmetrie sul pavimento
- i piedi che camminano (e il resto della foto tutto pavimento)
- visioni nascoste tipo da dietro qualcosa, attraverso qualcosa, etc
- visioni prospetticamente errate
- visioni con  profondità di campo uguale a zero
- le spalle di qualcuno, come se fossi io stessa proiettata in avanti
- i vasi di fiori poggiati davanti alle porticine
- i vasi di fiori poggiati avanti alle finestrelle
- prendere in giro le statue, fotografando come sono cave dentro
- una persona che mangia
- una persona che ride ma non si accorge di me
- situazioni che mi ricordano cose che io ho vissuto o disegnato
- le mani che gesticolano, toccano, lavorano, fervide di un movimento tutto loro
- gatti per strada
- i piatti di cibo
- la gente che cucina
- la cucina e gli arnesi
- le vallate macchiate dalle enormi ombre delle nuvole sopra
- l'acciottolato delle strade (tralasciando di netto quello che si erge sopra)
- i violini
- le persone in bicicletta


Ho rilevato inoltre che a me NON piace fotografare:

- monumenti, edifici, palazzi, case, torri, chiese perfettamente prospettici
- vestigia romane e greche etc in  stile cartolina
- le cascate e i laghi (le prime mi ricordano l'effetto flou che da sempre mi dà nausea, i secondi mi annoiano terribilmente)
- conferenze e gente che parla al microfono
- chi risponde male, se lo fotografo il fastidio potrebbe causare danni alla Canon
- iscrizioni, icone, statue, ponti
- persone che mi guardano sospette
- persone che si mettono le mani davanti al viso. Queste ultime, se non le conosco, potrebbero generare in me una forte, irrazionale antipatia, difficilmente estirpabile in quel frangente.
- persone che non capiscono visibilmente cosa intendo

Da questo deduco che in me si rivela una non-attitudine alla fotografia turistica promozionale, architettonica e memoriale. Inoltre, una non tolleranza parziale che potrebbe esser causa di molti lavori mancanti di immagini fondamentali per il cliente.

N.b.: Ovviamente se si verifica un caso di fusione di "a me piace fotografare" con un "a me NON piace fotografare",  il primo annullerà quasi sicuramente il secondo, forse aumentandone il piacere (questo a sottolineare la forza del primo gruppo). Per es. se un cuoco non capisce perchè io stia fotografando il fatto che lui lavi accuratamente una cipolla, a me la cosa diverte e potrei fotografarlo il triplo di più.


La lista di cui sopra è ovviamente in fieri.



8.7.08

Eppure


Come vorrei che capissero pensa quell'anima salva, in mezzo al verde più limpido, al silenzio più profondo, alla pace più assoluta.

Mi sembrava di vedermi da fuori, io che invece scorrevo sull strada in macchina col finestrino aperto, e al posto del mare una distesa di papaveri e al posto dell'ombrello un cappello.

Come era perfetto lì da solo, eppure insieme a tutto il resto.

6.7.08

Come una pera cotta


...anzi, stracotta con vino rosso, grossi grani di pepe nero, cannella, zucchero.
Il grado di calore che sento è più o meno quello, e i capelli schizzati dalla salsedine del mare hanno un che di quel buffo picciolo di pera che si fonde con l'alluminio del pentolone.

Trattengo frescura dall'ombra di casa prima di uscire di nuovo a fotografare campi di grano della pre-Pasta Mancini durante gli ultimi giorni trebbiatura. Per salvare qualche immagine prima che sia tutto una tabula rasa.

Mi tuffo nell'oro e nella scia lunga che lascia.

2.7.08

My cooking session











All writing, drawing and photography is copyright Francesca Ballarini 2008
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